Durakhapalam, la leggenda della macchina per i viaggi dimensionali.
Un cubo perfetto, senza alcun segno di assemblaggio, un metro e mezzo per lato. Forgiato con un metallo di natura mai conosciuta prima, in grado di smaterializzarsi insieme al suo contenuto, per poi materializzarsi ad anni luce da qui’,oppure in altre dimensioni .
Costruito ad arte con l’ uso di particolari martelletti, guidati dalla potentissima forza del pensiero di sette bramini indiani della regione del Deccan, in un rifugio segreto, in un sotterraneo nascosto in una citta’ distrutta ed abbandonata.
Non è la trama di un film , è di piu’, è una leggenda .
Che dall’ India ha fatto il giro del mondo, intrigando ufologi, Zar, archeologi, studiosi e ricercatori di ogni sorta.
Perche’ qualcuno crede che nasconda un fondo di verita’ . Le prime tracce di questa storia iniziano con quelle del famoso scrittore esoterista francese Sedir. Fu’ questo studioso del mistero a raccontare la vicenda del suo Maestro,il taumaturgo di Lione Monsieur Philippe,
( 1845/ 1905) che in uno dei suoi viaggi giunse in India, dove esisteva questo laboratorio segreto. Sedir descrive questi sacerdoti completamente dediti allo studio ed alla ricerca,che avevano scoperto svariate leggi fisiche e psichiche, riuscendo ad ottenere dei metalli speciali, inattaccabili alle intemperie e semitrasparenti.
Al culmine del loro sapere avevano realizzato il durakhapalam, la macchina per viaggiare in altre dimensioni. La forma dello strumento era cubica, lo spazio sufficiente a contenere un uomo in posizione seduta, con una piccola strumentazione. Per potere funzionare, il durakhapalan, necessitava del potere psichico dei sette sacerdoti, che per quaranta giorni si sottoponevano ad una intensa concentrazione mentale. Tale energia veniva accumulata all’ interno della telemobile, in uno strumento formato da una serie di lamelle di cristallo tagliate secondo un certo ordine, ed in contatto con l’ occupante tramite due manopole. Caricato lo strumento il settimo bramino si accomodava all’ interno del durakhapalam, e l’ ingresso veniva sigillato con uno speciale mastice. A questo punto egli iniziava una concentrazione logica, fissando un disco d’ oro brunito,nello stesso tempo azionava le manopole che innescavano un forte sibilo ed un rumore simile al mare in tempesta. Cosi’ il cubo con il suo occupante si smaterializzava in un lampo, il doppio del cubo trasparente , rimaneva nella stanza, visibile soltanto ai chiaroveggenti, servendo questo come canale di trasmissione delle varie immagini mentali che il bramino inviava da altri pianeti che si intratteneva a visitare per giorni. Poi il cubo si materializzava, il suo occupante recuperato in stato catalettico, veniva sottoposto ad una serie di trattamenti per riportarlo in vita e raccontare nei dettagli il viaggio. Che la leggenda del durakhapalam abbia un qualche fondo di verita’ lo sospetto’ lo Zar di Russia, Nicola II°, che tenne Sedir alla sua corte per parecchio tempo, ricevendone informazioni dettagliate e segretate. Da sempre i russi sono fra i principali protagonisti di ricerche ai limiti del conosciuto, tenendo in debito conto il potere mentale dell’ uomo e la possibilita’ di sfruttarlo. La vicenda è stata ripresa anche dall’ esperto ufologo italiano Roberto Pinotti, nel suo libro “Alieni : un incontro annunciato” , collegando la smaterializzazione del cubo con il sistema di teletrasporto che potrebbero utilizzare visitatori alieni nei loro viaggi iperspaziali. Alcuni studiosi hanno rilevato che forse, la vicenda del durakhapalam sia la parodia del viaggio astrale, quella particolare possibilita’ che hanno alcuni individui, di sdoppiare il corpo fisico da quello eterico, ed effettuare cosi’ viaggi che possono arrivare a giungere in altri pianeti. Questa caratteristica personale, viene sfruttata sopratutto in India ma poi nel mondo intero, da persone e gruppi con un adeguata preparazione spirituale e particolari tecniche di concentrazione. Resta il fatto che questa antica leggenda, riletta alla luce delle nuove conoscenze, ci propone una visuale infinita di possibilita’ , potremmo essere noi un giorno, a fare capolino in un altro pianeta abitato, zig- zagare nel cielo, e poi , improvvisamente, lasciando gli abitanti a bocca aperta, sparire in un lampo, oltre l’ infinito e oltre.
Ciao Dome, volevo dire una cosa al riguardo… infatti in India stesso cè una colonna in metallo che non si arruginisce ma purtroppo non ricordo la sua precisa locazione. Comunque sia questa colonna è posizzionata inmezzo ad una piazza è sta lì da centinaia di anni quindi senza presentare segni di ruggine.
Il fatto che in India ci possano essere come dici tù dei sacerdoti che studiano queste cose potrebbe essere ancora più concreta contando anche questo fattore.
Si narra che questi Sacerdoti fossero in grado di levitare,che avessero raggiunto conoscenze cosi’ profonde da viaggiare nel tempo e nello spazio. A volte i film di fantascienza non riescono nemmeno ad avvicinarsi a quella che dopo qualche decennio viene rivelata come realta’.