Il web salvera’ il mondo


Perche’ turera’ la falla in Messico.

Da venti giorni a questa parte, ogni giorno , una perdita in un impianto petrolifero nel Golfo del Messico sputa  da un minimo di 5000 sino a 15000 (le stime sono controverse) barili di petrolio in mare aperto. Un barile  ne contiene circa 160 litri   che moltiplicati per 5000 fanno ottocentomila litri di liquido catramoso. Per farsi una idea approssimativa , nell’ ipotesi che i barili fossero “solo” 5000, questa quota corrisponde a 65 AUTOCISTERNE piene come un uovo vuotate nell’ azzurro mare del Messico. E’ una tragedia L’espressione piu’ eloquente di questo immane disastro è quella dei pellicani diventati neri e sofferenti perche’ imbrattati . E’ risaputo che quei poveri animali sono solo la punta di un iceberg e che il conto da pagare sara ‘ salatissimo, ogni giorno che passa con la falla che continua ad erogare verra’ pagato in un saldo che comprendera’, oltre al danno alla flora, alla fauna, all’ economia, anche un inevitabile insorgere di svariate categorie di malattie da preventivare non solo nella popolazione locale ma anche in quella mondiale negli anni a venire. Non mi soffermero’ a dare giudizi su questa faccenda, che sarebbero scontati, ma su come si stia cercando di arginare e fermare questa perdita in fondo al mare  con tutti i mezzi possibili, tant’e’ che la BP (British Petroleum) ha addirittura chiesto aiuto al web. Dato che i primi tentativi di risolvere il problema con vari meccanismi , coinvolgendo diversi uomini e mezzi , sono andati a vuoto ed ancora non si intravede la soluzione al guaio, l’ azienda petrolifera a lanciato un bando sul web, deepwaterhorizonresponse.com ,  invitando chi avesse un idea per turare quella maledetta falla , di esprimerla, in maniera che questa possa essere valutata e poi, se ritenuta fattibile ed idonea per il risultato, utilizzata in Messico per fermare la perdita. Il sole 24 ore ha riportato nel nostro paese l’ appello e subito il genio italico si è fatto onore, dopo due giorni erano gia’ 106 i consigli formulati nel relativo post ( me lo ricordo perche’ il centoseiesimo è il mio) Ci sono anche delle soluzioni interessanti. Si va’ dall’ uso di esplosivi per coprire di detriti la falla, ad un sistema hair bag con dei cuscini gonfiati, dall’ uso dell’azoto liquido per bloccare la perdita tramite congelamento, alla colata di ghiaia e cemento,c’e’ un novello inventore che,prima di esprimere la sua idea , chiede gia’ un anticipo!  Insomma, un mucchio di idee fra le quali ce ne potrebbero essere anche di corrette. Io lo dico sempre che la rete  salvera’ il mondo.

2 Comments

  1. Arcale
    Mag 18, 2010

    Il tuo suggerimento è il 110 (e lode!)

    Questo all’inizio mi ha fatto sorridere, per il tipo di scrittura.
    Ma a leggerlo bene…

    108. alec martelli | 16-05-2010 – 00:20:27h
    S’era successo che una falla si apre al mare, facendo uscire il petrolio? Come è dovuto accadere diverse volte, in modo naturale. La natura avrebbe rimediato a tappare la falla. La cosa che impedisce la natura di fare il suo lavoro, è questo maledetto tubbo. Tiratelo via.

  2. domenico
    Mag 18, 2010

    Si’ Ale, la proposta di soluzione che ho postato al Sole 24 ore ora ha il numero 110, si vede che meritava. Anche io ho pensato che le perdite di petrolio sono sempre esistite e che con il tempo la natura stessa se ne occupa, poi un mio collega mi ha fatto notare che il problema è il tempo. Per la natura, due o tre generazioni delle nostre non sono nulla. Per quanto riguarda il conciso , diretto e preciso consiglio di questo Alec Martelli,direi che picchia giu’ una soluzione della Madonna.

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