Manovre nucleari

Umberto Veronesi è una persona famosa e rassicurante: oncologo, politico, scrittore, con moltissimi anni di carriera alle spalle. La sua opinione fa’ testo e divide l’ opinione pubblica. Siccome è pro-nucleare convinto, è famoso, è oncologo, ha una certa eta’ e la gente si fida, a chi se non a lui poteva andare la carica di presidente dell’ agenzia per la sicurezza del nucleare?
A onor del vero questo tipo di incarichi vengono affidati solitamente a validi ingegneri, tecnici, ma pare che, per dare una immagine rassicurante,“salutare“ alla prospettiva che il governo ci piazzi in men che non si dica una decina di centrali in giro per il paese, la figura pacata, saggia, anziana, vegetariana del professor Veronesi fosse la piu’ indicata per influenzare l’ opinione pubblica. Il passo successivo di questa manovra atta ad incrinare la naturale ostilita’ del popolo italiano verso questo tipo di energia è stata quella di lanciare uno spot televisivo dove si mette in dubbio la bonta’ della scelta di abbandono del nucleare che gli italiani gia’ fecero nel 1987 con referendum abrogativo.
Lo spot ci mostra una partita a scacchi tra due fratelli gemelli. Il fratello contrario al nucleare è dubbioso, insicuro, timoroso per il futuro dei suoi figli, il gemello pro- nucleare è sicuro di se’, convinto, argomenta con voce pacata e suadente.
“Io sono favorevole, perche’ fra’ 50 anni non potranno contare solo sui combustibili fossili”. L’ invito aperto è ad un confronto, facce pacate, luminose, serene. Invece osservando i particolari si intuisce il messaggio nascosto ,dove si vuole andare a parare.
Un piccolo particolare, anche l’uranio, che serve per fare andare le centrali nucleari, non è infinito. Anche l’ uranio è un combustibile fossile o geologico che dir si voglia. Anche l’ uranio in Italia non ce l’ abbiamo, lo dovremmo acquistare dal Canada, Australia, Sud Africa o da altri paesi che hanno i giacimenti. Ed anche l’ uranio, se inizieranno a prelevarlo per far funzionare le centrali nucleari, finira’, in  molto meno di 50 anni.
Invece per le scorie radioattive, ci vorranno qualche migliaio di anni.
Se non hai di meglio da fare guarda lo spot in questo
video

6 Comments

  1. sandrabullock
    Gen 3, 2011

    Ciao Dome, segnalo un controspot al nucleare, DA VEDERE! http://www.youtube.com/watch?v=2oLTX0-NprY

  2. domenico
    Gen 3, 2011

    Grazie Sandra, veramente inquietante, ma senz’altro piu’ corretto dello spot che mandano in TV

  3. michele cavejari
    Gen 5, 2011

    CONSIDERAZIONI SUL NUCLEARE

    La chimera della sanità. Lo spauracchio della sicurezza. La soppressione della
    speranza in favore dell’aspettativa. La sussunzione del progresso nella mera
    innovazione tecnologica… Questi sono solo alcuni dei mostri che la modernità va
    producendo in un alienante ciclo perpetuo di storture e ipertrofie.
    Ma d’altronde, quando la cifra del benessere si manifesta unicamente in
    termini di PIL, il solo motore che fa girare il mondo è l’oro, e quando la
    necessità di un’azione ecologica viene calibrata esclusivamente incanalandone
    le variabili nei rigidi rapporti costo-profitto calcolati in monete sonanti, si
    spiegano tante cose.
    La cosa inaccettabile, semmai, è che nessuno si ribelli. Che nessuno riesca a
    riconoscere il pericolo -abilmente nascosto dai professionisti della
    comunicazione- del delegare ciecamente gestione e definizione dello standard di
    ‘bene comune’ alle Istituzioni. E ancor peggio, che nessuno possa serbare
    ricordo dei subdoli lavaggi del cervello cui quotidianamente viene
    sottoposto.

    Già, perché se l’indolenza oggi è un male così diffuso e cronicizzato da
    atrofizzare apriori la volontà di potenza, e da narcotizzare senza destar
    sospetti l’appassionato slancio di Creatività e Azione che ogni individuo
    moralmente responsabile dovrebbe altresì incarnare; il motivo si nasconde nelle
    trame oscure di una politica che castra l’autonomia del corpo sociale e si
    occupa di tutte quelle questioni a cui, vien detto, esso non può certo far
    fronte (ecosostenibilità, sanità, sicurezza e progresso).
    Scrive infatti Ivan Illich, massimo genio del pensiero radicale contemporaneo,
    “l’uomo, il quale sa che tutto quanto è richiesto viene prodotto, ben presto
    finisce per aspettarsi che niente di ciò che è prodotto possa non essere
    richiesto. […] Non andare dove si può andare sarebbe sovversivo. Smaschererebbe
    la follia del principio che ogni richiesta soddisfatta comporti la scoperta di
    una richiesta ancor maggiore che chiede di essere soddisfatta a sua volta. Non
    produrre ciò che è possibile metterebbe in luce che la legge delle ‘aspettative
    crescenti’ è un eufemismo per indicare un abisso di frustrazione sempre più
    profondo.”
    Il messaggio è molto chiaro, da un verso l’uomo moderno non riesce a
    immaginare niente che non possa essergli fornito da un’Istituzione, e dall’
    altro se la fabbricazione di tali prodotti inquina e degrada le risorse
    naturali allora è lecito che solo l’Istituzione possa porre un limite a sé
    stessa e definire, per esempio, che la fissione o la fusione siano le soluzioni
    migliori per una combustione senza rischi.

    Nel momento in cui la Vita e i Valori vengono sottratti all’uomo e
    Istituzionalizzati, in pochi restano capaci di pensarsi produttori autonomi di
    ciò che serve loro per alimentarsi, scaldarsi o muoversi. In genere, ricchi e
    poveri arrivano a dipendere nella stessa misura dalle Istituzioni che governano
    in toto la vita, plasmano le visioni del mondo e stabiliscono per conto loro
    che cosa è legittimo e cosa non lo è. Studiare da soli diviene sinonimo di
    irresponsabilità, e qualunque iniziativa privata viene tratteggiata come una
    forma di aggressione/sovversione.
    Questa è la nefasta iatrogenesi in cui le ‘terapie emergenziali’ e le
    maldestre ‘ricette mediche’ imposte dall’alto ci stanno condannando: ossia il
    graduale sottosviluppo della fiducia in noi stessi, e la conseguente ascrizione
    agli Enti assistenziali dei criteri mediante i quali sono fissate la
    fattibilità, l’efficienza e la salubrità di un progetto.
    E “una volta che una società ha trasformato i bisogni fondamentali in
    richieste di beni di consumo prodotti scientificamente, la povertà si definisce
    essa stessa secondo parametri che i tecnocrati possono modificare a proprio
    arbitrio”, così come il mito dell’ecologia e degli strumenti ‘autorizzati’ per
    far fronte alla crisi energetica diviene appannaggio esclusivo del deus ex
    machina scientifico. Lo stesso dio ora inginocchiato sotto l’ala dei potenti e
    bendato dall’idolo d’oro del capitalismo.

    Posto al contrario, che nessun balzo in avanti della scienza o della
    tecnologia potrà mai procurare ad ogni abitante del mondo beni e servizi in
    quantità maggiore a minor prezzo, e che la campana di vetro nella quale ci
    rinchiudono le Istituzioni -spacciandola per indispensabile protezione- non fa
    che accentuare la nostra dipendenza, l’incapacità d’organizzazione, la
    passività psicologica e la polarizzazione sociale; dobbiamo assumere quel
    coraggio, la speranza e la sana inquietudine di chi osa invece levare lo
    sguardo oltre l’orizzonte costruito ove tutti gli altri occhi si fermano.
    Solo allora sarà possibile documentarsi correttamente sulle politiche che
    sanciscono i nostri destini, stereotipizzano le nostre esistenze, indottrinano
    e sottraggono le nostre coscienze alla realtà dei fatti.
    Solo allora avremo la forza e la convinzione che Vivere non significa contare
    su un processo pre-digerito o su risultati programmati, quanto avere una fede
    reciproca verso l’altro e l’ambiente, nel pieno rispetto degli equilibri e della
    biodiversità, animati da un ottimismo altruistico e pro-attivo.

    La realtà odierna, se colta al di là degli imbuti informativi tradizionali
    tramite i quali oggi veniamo illusi di possedere un sapere ampio e dinamico, è
    infatti molto più complessa e schiava del denaro di quanto non sembri.
    Il non detto Istituzionale che si cela nelle zone d’ombra delle buoni
    intenzioni riluce con la medesima intensità delle pietre che lastricano l’
    inferno. Basta voler ‘aprire gli occhi’ per accorgersene!

    Un’introduzione piuttosto lunga, la mia, ma che a ragion veduta ritengo
    indispensabile per focalizzare adeguatamente sul problema Nucleare.
    Alla luce di quanto detto, infatti, come interpretare le campagne
    pubblicitarie e le politiche d’immagine a favore delle centrali (tornate a
    palla in questi tempi), se non come pressioni da parte del potere costituito a
    vincere ogni resistenza al radicamento di ‘fabbriche di morte’ sul suolo
    italico?
    Legittima sorge la domanda: la possibilità di realizzazione un dato
    megastrumento legittima la sua esistenza? L’eredità velenosa che consegneremo
    ai posteri è realmente la soluzione finale al degrado ambientale? Insomma, il
    gioco vale la candela?
    Le posizioni sono molteplici. La risposta di chi si informa bene, riflette e
    volge lo sguardo al futuro della Terra, al contrario, è univoca: No.

    Che l’opinione degli italiani non sia cambiata rispetto all’esito del
    referendum del 1987, dove l’80% espresse la contrarietà in materia, incarna di
    fatto lo scoglio contro il quale la nave Berlusconiana, vent’anni dopo, si
    ritrova a dover fare i conti. E a dover mettere a punto subdole manovre di
    macchinazione psicologica per provare a farlo crollare. Bastino due esempi per
    comprenderle tutte:
    · L’uso di un testimonial come Sando Veronesi, l’oncologo. Al suo charme che
    ispira fiducia ed esprime profonda serenità è stata affidata, non a caso, la
    carica di presidente dell’agenzia per la sicurezza del nucleare.
    · Il ricorso ad uno spot-propaganda, il cui parallelismo con il “Settimo
    Sigillo” e la partita a scacchi con la morte sarebbe oltretutto fin troppo
    semplice e scontato. Nel suddetto spot, due gemelli impegnati davanti ad una
    scacchiera muovono pezzi e dubbi sul nucleare. Il fratello contrario è timoroso
    e incerto, quello a favore pacato e suadente. La voce fuori campo invita al
    dialogo e ad un confronto sereno, rimanda ad un sito internet per lasciar
    maturare la propria idea e prendere una posizione… in verità, tra le righe
    nasconde l’onta di un neo-totalitarismo volto alla ri-programmazione celebrale
    dei suoi ignari sudditi. Semplice e indolore, senza l’uso del mitra, gli
    incerti sono catechizzati e gli oppositori vengono convertiti. Scacco matto.

    L’ENEL, ovviamente, come stima lo stesso Paolo Brutti, “appoggia l’intera
    procedura per mettere le mani su un finanziamento pubblico che supererà i 35
    miliardi di euro, più dell’intera Alta Velocità. Una centrale nucleare proposta
    dall’Ente costa quasi otto miliardi di euro. Senza contare che le spese dello
    stoccaggio delle scorie e dello smantellamento della centrale il chilowatt
    nucleare costerà nella bolletta degli italiani più di quello delle fonti
    tradizionali.”
    Inoltre, “le regioni e gli enti locali non hanno voce in capitolo
    sull’allocazione delle centrali. La parola finale spetta solo al Consiglio dei
    Ministri. La costruzione delle centrali sarà fatta senza gare e senza controllo
    degli appalti e dei subappalti. Il nucleare italiano sarà una ri-proposizione a
    dimensioni esponenziali del malaffare della Protezione Civile.
    Con la ripresa del nucleare il governo offende il giudizio già espresso dai
    cittadini. Gli italiani non hanno cambiato parere e lo dimostreranno con il
    prossimo referendum al quale è necessario chiamarli ancora.”

    Dire no al nucleare non è chiudere gli occhi davanti al problema della crisi
    ecologica. Anzi, è una presa di posizione ancor più netta contro la logica
    consumistica e capitalistica moderna, giacché significa denunciare l’ideologia
    miope e iper-produttivistica che farà carico principalmente sulle generazioni
    che verranno.
    Dire no al nucleare vuol dire intravedere l’alba di un nuovo futuro
    nell’economia verde; non nella scelta di morte che consumerebbe tutte le
    risorse economiche disponibili e chiuderebbe definitivamente ogni erogazione di
    fondi allo sviluppo del Rinnovabile.
    Da non dimenticare, poi, è che il nucleare civile non solo è strettamente
    connesso a quello militare, ma espone siti e paesi alla seria ipotesi di
    attacchi terroristici (vedi il video della campagna inglese contro il
    nucleare).
    Per non parlare poi dell’irrisolto problema ‘stoccaggio scorie’. Sarebbe una
    soluzione quella di ‘smaltirle’ in Siberia, come fa la Francia?
    Scaricando il barile ad altri?
    O ancora, immaginiamoci cosa accadrebbe se anche questo tipo di rifiuti
    divenisse un racket gestito dalla mafia… Gente che seppellisce materiali
    tossici vicino a falde acquifere e poi, nelle intercettazioni, la si sente
    affermare “che me ne frega a me. Tanto io bevo l’acqua minerale.” Una stupidità
    che non conosce limite.

    L’Italia, con 4 centrali nucleari, non produrrà che l’8% del fabbisogno
    energetico necessario, sarà comunque dipendente dall’estero e destinerà meno
    fondi alle fonti rinnovabili. Questa è la realtà: il nucleare è una mera
    opportunità politica!

    Serve piuttosto una soluzione che riconsideri l’approccio al problema
    energetico. Solo così potremo mettere a punto in prima persona strumenti per
    far fronte alla crisi senza aspettare che qualcuno, dall’alto, decida per noi,
    contro l’interesse nostro e del pianeta. Ma ecco che ognuno deve sentirsi
    interpellato laddove si trova e in relazione a ciò che gli compete!
    Non si tratta soltanto di tutelare un interesse specifico, né di preoccuparsi
    di ciò che accade squisitamente nella propria regione; la scala della questione
    è globale: nel compito dell’auto-limitazione è coinvolto il futuro della vita
    intera sul pianeta Terra!

    Parafrasando Morandini “È l’umanità tutta ad essere soggetto di una
    responsabilità forte per essa e per la sostenibilità della forma di vita in cui
    siamo coinvolti: è necessario soddisfare i bisogni della generazione presente,
    ma senza pregiudicare analoga possibilità per le generazioni future.”

    Il nucleare non va certo in questa direzione…

    Cavejari Michele
    (Rimando all’opuscolo di Greenpeace e a tutta una costellazione di altri siti
    autorevoli che denunciano a cascata la pericolosità delle centrali! Bisogna
    solo aver voglia di cercare!).

  4. domenico
    Gen 6, 2011

    Del resto di cosa sono capaci di fare ce lo hanno fatto vedere solo l’ anno scorso, con la campagna del terrore scatenata per convincere la popolazione ad iniettarsi l’ inutile vaccino contro l’ influenza suina. Hai ragione quando parli del quotidiano lavaggio del cervello a cui siamo sottoposti, hai ragione quando dici che nessuno conserva memoria del sopruso. Del resto moltissimi , senza rendersene conto, per pigrizia forse, delegano alle istituzioni decisioni cosi’ importanti che in breve possono modificare il corso della vita. Ma non tutto è perduto, se milioni di dosi di vaccino sono rimaste invendute, vuol dire che c’e’ qualcosa di intrinseco nell’ Uomo, nelle sue reazioni e comportamenti, che non è prevedibile completamente, ne’ manipolabile. Casualmente, nei mesi a venire, aumenteranno la benzina ben oltre l’euro e cinquanta, l’ energia elettrica ed i trasporti, tutto quello che deve essere fatto sara’ fatto, per far cambiare idea all’ italico popolo antinucleare, ma se una piccola percentuale di persone prima di decidere pensera’ davvero ai propri figli, allora il nucleare in Italia restera’ bandito anche al prossimo referendum che si preparano a promuovere.

  5. Arcale
    Gen 7, 2011

    Mica è una coincidenza che io e te, Domenico, la pensiamo allo stesso modo sull’ “ingaggio” di Veronesi. Semplicemente NON ci pace farci prendere per fessacchiotti.
    Stavo discutendo l’argomento in un forum, un mesetto fa. Eccolo:

    INTERLOCUTORE
    tutto vero per carità.
    ma rimane grossa come una montagna la contraddizione di comprare energia prodotta in centrali nucleari che stanno a pochi km dal nostro confine.

    o si fa una politica seria di energia rinnovabile che ci permetta di produrre la nostra energia e non rinnovare i contratti con la francia, oppure tanto vale costruire le centrali in italia e recuperati i costi pagare la corrente meno di adesso.

    ARCALE
    Sai cosa penso? Che tanto alla fine costa sempre tutto uguale, se non di più. Liberalizzazioni di questo e di quello, privatizzazioni di questo e di quello, e la corrente generata dal nucleare in Italia troveranno il modo di non farcela pagare meno manco per niente. Ci vedo solo un businness, e ho timore che abbiano “ingaggiato” Veronesi per convincerci più facilmente. Se lo dice lui, che ci tiene alla nostra salute da sempre…
    Ho paura, giuro che questa cosa mi fa paura, e spero di sbagliarmi.
    Se potessi scegliere preferirei acquistare l’energia sempre da centrali d’oltralpe a costo di pagarla un tot in più (sempre che sia vero, ma tanto qualcuno che si mangerà il gap di risparmio se l’energia si facesse in Italia si trova state tranquilli).
    Sono pessimista. Sapremo smaltire le nostre scorie? O dovremo PAGARE per farcele smaltire da altri, come i rifiuti di napoli che ci costeranno un fottìo (li volevano imbarcare per la Spagna…).
    E poi… l’Italia è sismica, un problema sia per le centrali sia per le scorie da occultare. Che poi son sempre una pessima eredità.
    Non molto tempo fa c’è stato una bel documentario sulla rai. Gente che lavora alla manutenzione che assorbe radioattività, scorie abbandonate in siti fatiscenti.
    Sul nucleare saremo in ritardo di 30 anni minimo, mentre la ricerca sulla fusione fredda, fatta in laboratori privati da scienziati italiani viaggia col freno a mano tirato.
    Vi esorto a guardare anche il filmato 2 e non potete non vedere la fine del 3.
    Poi ditemi che non vi viene rabbia.
    Giuliano Preparata (purtroppo venuto a mancare) screditato come veniva screditato e accantonato Tesla quando progettava energia libera per tutti.

    http://www.youtube.com/watch?v=yINDe8OqG0g&feature=player_embedded

    ARCALE (28 nov 2010)
    Visto Report stasera? Allora, noi paghiamo un tot per ogni megavatt di energia PULITA che importiamo, quindi quella NON nucleare. Per pagare questo tot servono dei certificati. E che si fa? Si FALSIFICANO certificati così che abbiamo pagato non so se 5oo milioni di euro prima e il doppio poi, per questa energia importata e prodotta col nucleare. Soldi buttati, regalati.

    Bene ora si sta parlando del nostro eolico, c’è del marcio pure qui.

    E io mi devo fidare?

  6. domenico
    Gen 8, 2011

    Mai, caro Amico, fidarsi non è parola che possa ancora essere utilizzata.Non sono tempi, forse non lo saranno mai. Certo, è dura, accusati di complottismo, a volte fatti passare per matti. Privatizzano l’acqua , attivano le centrali nucleari, gli inceneritori li piazzano vicino alle case, le scorie passano di mano in mano sino ad essere gestite dalla mafia, e a noi ci sciorinano un bello spot, luminoso, chiaro, di un paese bello, pulito, sereno. Mi viene in mente una frase di Francesco Saverio Borrelli quando, il 12 gennaio del 2002,Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Milano,ebbe a dichiarare: « Ai guasti di un pericoloso sgretolamento della volontà generale, al naufragio della coscienza civica nella perdita del senso del diritto, ultimo, estremo baluardo della questione morale, è dovere della collettività resistere, resistere, resistere come su una irrinunciabile linea del Piave. » Addirittura piu’ oggi che ai tempi di “mani pulite” questa frase merita di entrare nella mente del popolo italiano, come una postilla da aggiungere nella prima pagina della costituzione. Tutti abbiamo il dovere di informarci, e poi, di conseguenza, di resistere. Ci sono diritti a cui non si puo’ rinunciare, il costo è la vita.

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