Tu cadi, io ti prendo.
Due avvenimenti apparentemente slegati hanno caratterizzato la mia fredda e nebbiosa settimana di fine gennaio: la visione del film Cloud Atlas ed una breve, intensa riunione sindacale nel fabbricone dove lavoro. Nel film vengono rappresentati una serie di episodi dove gli avvenimenti sembrano sopraffarre i protagonisti senza dare una via di scampo, l’ ingiustizia, l’ arroganza , sono ad un passo dalla vittoria totale, ma poi due o piu’ si uniscono, ed inizia un processo di inevitabile risoluzione positiva. I sicari vengono eliminati, nel sistema malefico si insinua il germe del dubbio, l’ imbattibilità è annullata , seppur perdendo qualcosa e qualcuno nella battaglia, le cose buone sono quello che resta.
Cloud Atlas
Quello che resta…
La riunione sindacale è stata indetta per discutere una proposta/imposizione del datore di lavoro, che decide di istituire una regola per cui chiunque si assenti per malattia al suo rientro viene chiamato in ufficio ed “invitato” a redigere un questionario che riguardi se stesso ed il rapporto con gli altri in fabbrica.
In gioco c’e’ un premio una tantum da 200 miseri euro. Alcuni dipendenti vorrebbero redigere il questionario senza nemmeno assentarsi per malattia, giusto per lavare il culo a qualcuno con la certezza di rimanere impunito. Altri vorrebbero impiccare al pennone piu’ alto della struttura l’assenteista più assiduo. Due si uniscono e dicono che questo il datore di lavoro non lo puo’ fare, che la cosa lede il diritto dei lavoratori, che è una intimidazione, inizia un processo di inevitabile risoluzione positiva. La riunione sindacale si chiude con i dipendenti uniti e decisi a far valere i propri diritti. Il tentativo del Siur padrun era quello di dividere i lavoratori, loro hanno deciso di aiutarsi. Tu cadi, io ti prendo, recita Tom Hanks nel film Cloud Atlas . Mi vengono in mente alcune frasi “vissute “ durante il film: “Io non saro’ mai soggetta a maltrattamenti criminosi” sostiene una cameriera importunata sul lavoro. Mi viene in mente di citare Solgenitsin: ”Deruba un uomo di ogni cosa ed egli non sarà piu’ in tuo potere”.
I Governanti di questo povero paese , gli imprenditori, i faccendieri, i detentori del potere dovrebbero scriversi queste parole a caratteri cubitali all’ ingresso dei luoghi dove esercitano le loro funzioni in maniera approssimativa , perchè c’è il rischio che il popolo decida di unirsi, di aiutarsi, dimenticando le differenze di opinioni che sono una costruzione di chi vuole sottomettere.
Questo certo è solo un piccolo, genuino esempio vissuto da gente comune, ad ognuno di noi capita di incontrare l’ arroganza , il potere , l’ ingiustizia , troppo spesso per paura di perdere il posto di lavoro, i diritti che crediamo acquisiti, per il timore di essere chiamati in causa , di rimetterci, di soffrire, si abbassa la testa e si rinuncia a lottare, difendersi . Così nel lavoro come nei rapporti interpersonali. Non è una prerogativa del popolo italiano ma pare diventata una nostra caratteristica. Però a tutto c’è un limite.
Cosa è rimasto di un popolo fiero?
L’ informazione in Italia è fottuta, internet è sempre da interpretare, avete intuito cosa è successo con i soldi raccolti in donazione sms per i terremotati?
Avete compreso che tutte le successive spiegazioni erano giustificazioni ad una appropriazione indebita?
Avete sentito dire come avvengono in realtà i “salvataggi” dei profughi?
Avete ben chiaro che ci fregano?
Raccogliamo quello che resta , ostinandoci ad aiutare quelli che vogliono loro, come vogliono loro , lontani, faremo parte del giochino organizzato da questo sistema di sanguisughe.
Bisogna aiutare il parente, il vicino, il collega, l’ amico. I bisognosi sono vicino a noi.
Tu cadi, io ti prendo, dopo in breve saremo in due, quattro, otto, sedici, trentadue, sessantaquattro , centoventotto, ducentocinquantasei, cinquecentododici , saremo molti di più di loro, e dovranno cambiare.
Segue video sfogo maceratese con le palle
https://www.youtube.com/watch?v=y4sj0kKTAmA
Segue intervento Evangelisti che chiede alla Camera dove vanno a finire i soldi donati con un sms
https://www.youtube.com/watch?v=tiEgZkMHZwk
Segue video che svela la buffonata dei profughi salvati per finta
https://www.youtube.com/watch?v=dP4rYgJKo_w
Bello!
Ciao Domenico,
ho appena trovato su internet questo video:
Ripulire l’acqua con energia solare.
Revolution. Marco Attisani di Watly e il sistema di depurazione dell’acqua su: https://www.youtube.com/watch?v=4BTGGTmPV0g
Magari lo conosci già, ma se così non fosse mi pare importante da condividere. Un abbraccio. Grazia
Pensiero pienamente condiviso, Domenico
Fulvio
Il fine rimane sempre quello classico, ossia “dividi et impera” perchè in questo semplice motto si nasconde una verità semplice e profonda ossia che il potere di pochi privilegiati non proviene altro che dalla moltitudine accondiscendente e timorosa (di cosa poi?).
Se questa moltitudine si rendesse solo conto un pò di più del proprio reale potere il mondo cambierebbe in un istante; credo che siamo comunque vicini a questo.
Nel caso di Domenico non so in che acque navighi l’azienda per la quale lavora; io, da ex manager di multinazionali private posso dire che l’unico grosso merito da attribuire ai dirigenti aziendali altro non è che mettere i cosiddetti “inferiori gerarchici” nelle migliori condizioni lavorative perchè se loro lavorano serenamente (non voglio dire che ogni mattina che si alzano debbano gridare “Yahooo!” all’idea di andare a lavorare ma è legittimo sperare di potere andare per otto ore al giorno in un posto nel limite del possibile piacevole) la quantità e la qualità dei prodotti ne trarrà un sicuro vantaggio. Il tentativo di portare alla gogna qualche dipendente e in generale il tentativo di creare ulteriore “zizzania” fra i dipendenti lo vedo come una mossa creata da quattro sfigati che nulla hanno capito di cosa voglia dire creare una sinergia di gruppo. Non credo comunque che la cosa porterà mai vantaggi concreti all’azienda. Volendo, la cosa potrebbe avere un poderoso effetto boomerang: i dipendenti potrebbero valutare la possibilità di istituire una “bacheca” nella quale si diano giudizi sulla propria classe dirigente, soprattutto se le loro performance lasciano a desiderare e producano passivi in bilancio aziendale